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tette VS TETTE

Cose che ho imparato dalle mie tette. Grandi. In risposta al post dell’esimia Enrica Tesio.

1. Ho scoperto relativamente tardi che una quarta di reggiseno non significa nulla.

I reggiseni si dividono in coppe, ed è quella che fa la differenza. Anche se a ben vedere, difficilmente una coppa E potrà essere abbinata alla prima dii circonferenza toracica. Fatta
eccezione, per l’appunto, delle Barbie. Inoltre, a noi tettute sono preclusi i negozi di intimo dove si fornisce il 90% della popolazione femminile mondiale, leggi Intimissimi, Tezenis e similari. Sembra che dalla quarta in su, il reggiseno possa essere solo ideato da ingegneri
civili, che studiano l’effetto della forza di gravità e opere architettoniche in cui strizzare le nostre povere tette per contrastarla. Invidio la possibilità di voi, diversamente tettone, di
comprare reggiseni al mercato per 5€. Il reggiseno della tettona non può essere lasciato al caso, e costa dannatamente caro, pena indesiderati sballonzolamenti, fuoriscite improvvise, o tette tagliate da un modello non appropriato, generando il cosiddetto fenomeno delle “quattro tette”.

2. Nei primi approcci sessuali, la tettona crea incredulità e sgomento. Tanto che a volte ci si dimenticava pure di limonare duro.

3. Nessun pensiero mi avrebbe mai messo a disagio quanto il pensiero stesso della spagnola. Se un uomo incontra una tettona è la prima cosa a cui pensa, ve lo posso garantire. E capite bene che portare avanti una conversazione sensata diventa difficoltoso.  Peraltro è una pratica che a me ha sempre creato un certo imbarazzo. Meno impegnativa di un pompino, resta sempre il dubbio di non sapere esattamente cosa fare nel frangente, se non aspettare che passi la tempesta (ormonale).

4. Provenendo da una stirpe di tettone, e avendo una nonna emiliana, fin da bambina nonne e parenti facevano scommesse su quanto mi sarebbero cresciute le tette. Ricordo che da bambina giocavo a infilarmi due arance sotto la maglietta per giocare “ad avere le
tette”. Mi sarebbe piaciuto molto che si fossero fermate alle arance, anziché sconfinare nei meloni.

5. Ci sarà sempre qualcuno che ti farà notare che il troppo stroppia e che il seno perfetto sta in una coppa di champagne, non nel secchiello.

6.Confermo invece la teoria secondo cui, se porti una bella scollatura, puoi anche essere strabica, e che nessuno ti guarderà mai negli occhi. Ho passato intere serate a contemplare la fronte del mio interlocutore che non riusciva ad alzare gli occhi da cotanta abbondanza.

7. Sì, voi piatte potete dormire a pancia in giù senza rischiare di soffocare, e non potete capire quale enorme vantaggio questo sia.

8. Non tutte le tettone subiscono il tragico effetto della gravità e dei cambiamenti, ma temo sia solo una questione di culo e di genetica. C’è di bello che per voi dalla terza in giù l’improvviso fiorire di una quarta di reggiseno durante la gravidanza sia un piacevole
scoperta, piacevole perché sapete che nel giro di pochi mesi tutto tornerà come prima. Io, i primi due giorni di montata lattea ho seriamente temuto che stessero per esplodermi.

9. A un certo punto troverai sulla tua via un esemplare di culariano; non sono così sparuti: le probabilità di incontrare un culariano sono tanto più alte quanto più ti piace il tipo in questione. Del resto non si può avere tutto dalla vita, e ammetto che una quarta di reggiseno su una 38 di culo sarebbe quasi imbarazzante.

10. Sarai oggetto di scherno tra la prima e la seconda media, quando per prima indosserai i “top” sotto la canottiera. Tra la terza media e la terza superiore andrai in giro con la postura di Igor, e possibilmente con lo stesso pastrano nero (tette? Quali tette?), per evitare battute e prese in giro. Alle superiori avevo un’amica che mi svelava tutti i trucchi per farle sembrare più
piccole, dal tirare al massimo le spalline fino alle fasciature in stile Monaca di Monza. Ma niente serve: a noi tettone sono preclusi moltissimi capi femminili, e mai come negli anni ’90 ho sofferto di questa discriminazione, quando andavano di moda abiti dalle spalline
sottilissimi e top senza spalline, che mi ostinavo a portare pensando di camuffare il reggipetto con le orribili spalline al silicone. Parliamone: voi, portatrici sane di tetta, non avete mai dovuto scontrarvi con l’orrenda realtà delle spalline di silicone. Non conoscete l’imbarazzo dell’ora di ginnastica in cui le tettone ballonzolavano di qua e di là, e quella roba lì potevano permetterselo solo le biondone di Baywatch. Non sapete il dramma di fare qualsiasi attività sportiva con reggiseni sportivi che attivano tiranti incrociati per non farti sbattere in faccia tanta prorompente tettanza, potete godervi minigonna e canottiera senza passare per una battona, anche se riconosco che passare le giornate al mare con la gommapiuma dei triangoli inzuppata non dev’essere gradevolissimo.
11. Aggiungo un punto, che riguarda le protagoniste femminili di film e romanzi, dove le eroine sono sempre esili e microdotate (mammariamente parlando) in cui per noi formose è sempre difficile identificarsi. Per anni ho sognato di saltare in braccio a un
fidanzato senza vederlo crollare al suolo, o di farmi sollevare per aria come Baby in Dirty Dancing; l’unico splendido personaggio tettuto e cazzuto in cui ho potuto identificarmi è stata Julie, della saga dei Malaussene. Donna fortissima e intraprendente, accogliente – pare che noi donnone ispiriamo accoglienza e maternità – ma capace di trovare in Benjamin la protezione del porto sicuro in cui decide di approdare per sempre. Non sottovalutate, o uomini, questo aspetto. La protezione offerta da un seno prorompente è spesso direttamente proporzionale alla necessità di ricevere altrettanto.

All’alba dei 37 anni ho fatto pace con le mie forme abbondanti, con il mio seno importante e con il fatto che ora che ho finalmente i capelli lisci che avrei voluto da adolescente, pagherei per avere la testata di capelli mossi dei 15 anni.
La verità è che noi donne non siamo mai contente, siamo iper critiche verso noi stesse, e ci vogliono gli anni e una buona dose di saggezza per arrivare a possedere autostima e sicurezza di sé, ed imparare ad accettare il proprio corpo, rotondo o spigoloso che sia.
E imparare soprattutto che è necessario farlo per noi stesse, e non per assecondare desideri e voglie del primo imbecille che passa.

Del resto è inutile negarlo: gli uomini hanno una passione ancestrale per quella roba lì, ce lo insegna anche Tray, in SATC, che si eccita solo grazie a “Boobs”.

Con gli anni si prende atto di questa apparente ovvietà,  imparando ad accogliere le battutacce con ironia e a scovarne di nuove, per ridere di se stesse. (La migliore resta il “tettativo” coniato da un mio amico per le donzelle che, per nell’atto di una proposta – da una birra a un’idea per un progetto – appoggiano il davanzale sulle spalle dell’interlocutore).
Per quanto mi riguarda la postura fa ancora fatica a correggersi, e la corazza va di pari passo con quella dei reggiseni: più passano gli anni e più si fa spessa, per garantire migliore protezione e sostegno, ma non è detto che sia un male.
Per le tette, come per l’anima preferisco avere uno strato in più da fare scoprire.


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